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Messaggio di Quaresima 2016 del nostro Arcivescovo Francesco Giovanni
18-02-2016 13:44 - News Generiche

la quaresima di quest’anno ci trova già in un clima d’invito e di sollecitazione a vivere nella misericordia incarnata (MV 8) come ce la propone il Papa Francesco per il Giubileo straordinario che stiamo vivendo dall’8 dicembre 2015.
Egli vuole che questa quaresima venga celebrata decisamente nella prospettiva delle opere di “misericordia io voglio e non sacrifici” (Mt 9,13). Esse sono il segno della prossimità di Dio e il frutto del Suo perdono. La crescente familiarità dell’ascolto della Parola di Dio, da intensificarsi privatamente e comunitariamente, e l’esperienza del perdono toccano il cuore e mettono in moto la nostra coscienza perché operi conformemente alla grandezza e alla fedeltà dell’amore di Dio, manifestatosi nella morte e risurrezione del Figlio Suo Gesù Cristo.
Le opere, che siamo chiamati a compiere, ce le insegna autorevolmente Gesù stesso nel Vangelo, e la tradizione cristiana da sempre le indica come risposte alla povertà, alle privazioni, alle urgenze, alle situazioni di dipendenza o di degrado della vita di tutti gli uomini, soprattutto degli ultimi, la categoria dei quali muta al variare delle condizioni storico-sociali ed economiche dell’umanità. Gli evangelisti, nel raccontarci l’insegnamento di Gesù e le sue parabole, mettono in evidenza che per accorgersi del povero, del bisognoso ci vuole uno sguardo diverso, un vedere distaccato da se stessi e che ci fa riconoscere altrettanto fragili, per cui ci decidiamo a prenderci cura dell’altro. Esempio importante lo possiamo trovare nella parabola del Samaritano il quale, passando accanto al malcapitato nelle mani dei briganti, “vide e ne ebbe compassione e gli si fece vicino…” (Lc 10, 25-37), mentre il levita e il sacerdote videro e passarono oltre!
Il Papa, però, ci suggerisce di considerare seriamente che “il povero più misero si rivela essere colui che non accetta di riconoscersi tale”! E alludendo alla parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro mette in evidenza come quell’uomo indifferente fosse vittima della sua ricchezza e della sua sicura potenza che gli impedivano di vedere il povero Lazzaro. È talmente accecato dall’inganno della sua presunta autosufficienza da non comprendere “di essere anch’egli null’altro che un povero mendicante”. Questa, in realtà, è la condizione del “più povero tra i poveri”! Richinati su se stessi, si è vittime di una forma di accecamento individuale chiamata dal Papa “alienazione esistenziale”.
Sono quanto mai propizi i vangeli delle domeniche di quaresima di questo anno liturgico C: dalle narrazioni della Tentazione e della Trasfigurazione del Signore, al brano sulla necessità della conversione, alla parabola del Padre misericordioso secondo Luca, per finire con l’episodio giovanneo dell’adultera perdonata. Attraverso l’immediatezza della Parola, veniamo messi davanti alla nostra condizione di miseria se non siamo salvati dal Signore Gesù.
Carissimi, il Vangelo ci offre la speranza in un Dio sempre superiore ai criteri, alle formule e ai costumi, anche quelli delle tradizioni. Questa speranza riapre un orizzonte chiuso e offre una via d’uscita ad un mondo che sembra averla persa. Ma l’eterna novità di Dio, di cui parla continuamente Papa Francesco, non va confusa con una semplice innovazione: è l’eterna ricerca dell’acqua viva! La misericordia è profezia di un mondo nuovo e giusto. Bisogna tornare al Vangelo per aprire il futuro. La rivoluzione della tenerezza e dell’amore dagli occhi aperti e penetranti può sembrare debole o deludente, ma prevarrà. Il realismo cristiano è fondato sulla promessa e la gioia del Vangelo. Il dono interiore dello Spirito Santo, che ci viene dato con la fede e che opera nell’amore, salva Dio nel cuore dell’uomo e mette l’uomo nel cuore di Dio.
Il vostro arcivescovo,
+Francesco Giovanni